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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 11, III ordine, settore destro

Il palco delle dame Lucini e di Carlo Giuseppe Londonio
La storia di questo palco ha inizio con tre dame; sono costoro Giulia Lucini (1715-1800), sua sorella Marianna (1721-1797) e la loro nipote Margherita (1746-1815). Alle tre nobildonne sono intestati altri due palchi nel prestigioso I ordine destro: il n° 6 e il n° 7. Probabilmente questo palco di III ordine è da loro considerato un palco “di scorta”. Giulia e Marianna sono figlie del marchese Giulio Antonio Lucini e di Teresa Archinto. All’epoca dell’inaugurazione del Teatro alla Scala, Marianna è ormai vedova del conte Cesare Lambertenghi (1714-1767); Giulia, la sorella maggiore, già vedova del primo matrimonio con il conte Marco Arese, perderà in breve tempo anche il secondo marito, il conte Federico Borromeo Arese, con il quale è sposata dal 1754. Infine Margherita, figlia di Giovanni Pietro Lucini - fratello di Giulia e Marianna - e di Maria Gambarana, si unisce in matrimonio nel 1768 con il conte Benedetto Arese Lucini, proprietario del palco n° 14 del I ordine sinistro. Questi aggiunge il cognome della moglie a quello della propria casata e ha da lei due figli: Francesco e Marco, quest’ultimo marito di Antonietta Fagnani, “l´amica risanata” di Ugo Foscolo.
Nel 1795 il palco passa al marchese Alessandro Carcano (1763-1802), nato da Carlo Camillo e Cristina Sormani; nel 1782, Carcano sposa Beatrice Ala Ponzone e il loro figlio, chiamato Carlo Camillo come il nonno, si unirà in matrimonio con Giuseppina Annoni sancendo così un legame tra due delle famiglie patrizie più influenti e in vista nella Milano dell’epoca. Alessandro fa erigere ad Anzano (Como) una villa in stile neoclassico progettata dal celebre architetto Leopold Pollack, allievo del Piermarini. È infine citato tra i benefattori dell’Ospedale Maggiore “Ca’ Granda” di Milano.
Nel 1809 e nel 1810 utente del palco è il banchiere, nonché consigliere comunale di Milano, Carlo Londonio (?-1810), cui è intestato anche il n° 3 del IV ordine sinistro. Questi sposa nel 1799 la nobile Maria Frapolli, figlia dell’avvocato Giuseppe, professore di Istituzioni Civili nel Ginnasio di Brera. Maria, soprannominata “Bia” e nota in poesia come “Madame Bibin”, dama ammessa alla corte, è una salonnière famosa a Milano per la sua avversione alle nuove correnti romantiche; a suo giudizio infatti è il classicismo il vero carattere distintivo e nazionale della lingua italiana. Più volte la troviamo citata da scrittori quali Stendhal, Carlo Porta e da Carlo Gherardini, al quale - dopo la scomparsa del marito - è legata sentimentalmente. Il salotto Frapolli era al primo piano della casa di contrada San Vicenzino 2341, attuale n° 8.
Nel palco subentra nel 1815 un altro membro della famiglia, forse il più famoso insieme all’antenato pittore Francesco: è questi Carlo Giuseppe Londonio (1780-1845), figlio di Girolamo e Giuseppa Goffredi. Rimasto orfano di padre in tenera età, è mandato a studiare al collegio “Lalatta” di Parma e in questa città è ospitato da uno zio. In seguito fa ritorno nel capoluogo lombardo e completa la propria formazione da autodidatta e compiendo viaggi in Svizzera, Francia e varie città d’Italia. Nel 1806 sposa Angiola Bonacina, alla quale Vincenzo Monti - amico del Londonio - dedica un sonetto, chiamandola affettuosamente Angiolina. In qualità di membro del Consiglio dei savi del municipio di Milano e del Consiglio comunale, Carlo Giuseppe ha incarichi nei settori dell’assistenza e dell’illuminazione pubblica. Oggi però lo si ricorda soprattutto per il lavoro svolto nell’ambito didattico; nominato direttore generale dei ginnasi di Lombardia (carica che lascerà nel 1832 per la presidenza dell’Accademia delle belle arti di Milano) introduce nuovi testi e discipline. Mostra un forte interesse per il nuovo sistema pedagogico delle scuole lancasteriane promosse tra gli altri da Federico Confalonieri; infine nel 1828 diviene direttore dell’ospizio per i sordomuti di Milano di recente istituzione. Il suo nome è legato anche alla storia di un celebre monumento milanese, l’Arco della Pace: dopo la morte dell´architetto Luigi Cagnola è Londonio dal 1833 al 1838 a sovrintendere i lavori di costruzione.
Nel 1848 il palco è intestato alla figlia primogenita Isabella Londonio, coniugata nel 1830 con il notaio Aquilino Baroggi anch’egli palchettista nel n° 7 del III ordine sinistro.
Nel 1856 siede nel palco Teresa Brioschi nata Lorenzini, moglie del capomastro Gaetano; nella loro casa in contrada di S. Vicenzino era stato ospite Pelagio Palagi, autore di molti ritratti di proprietari di palchi.
La linea femminile continua poiché nel 1867 subentra Francesca Brioschi, la figlia, sposata con l’ingegnere Francesco Gloria: il loro primogenito Gaetano muore a soli diciotto anni; erede nel 1888 Francesco <2.>, forse un altro figlio o un nipote.
Nel 1889 due nomi maschili compaiono in contemporanea nelle fonti: l’ingegner Filippo Mari (1819-1895), erede di Francesco <2.> Gloria, al quale il palco è intestato per metà; l’altra metà vede usufruttuario Francesco Mari, commendatore e ingegnere dell’Esercizio delle strade ferrate. Dal 1898 il palco giace in eredità a nome di Filippo Mari sino al 1920, quando il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati e si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala.
(Lorenzo Paparazzo)
 
Hanno posseduto questo palco:
Arese Lucini, Margherita, che ebbe anche: 6 1. ordine destro; 7 1. ordine destro; 14 1. ordine sinistro
Baroggi Londonio, Isabella
Borromeo Lucini, Giulia, che ebbe anche: 6 1. ordine destro; 7 1. ordine destro
Brioschi Lorenzini, Teresa
Carcano, Alessandro <1.>
Gloria Brioschi, Francesca
Gloria, Francesco <1.>
Gloria, Francesco <2.>
Lambertenghi Lucini, Marianna, che ebbe anche: 6 1. ordine destro; 7 1. ordine destro
Londonio, Carlo, che ebbe anche: 3 4. ordine sinistro
Londonio, Carlo Giuseppe
Mari, Filippo
Mari, Francesco
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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