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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 17, III ordine, settore destro

Il palco dei benefattori
Era il 1771 quando finalmente si realizzava quel felice incontro tra carità privata e amministrazione pubblica: in Via della Signora, nel cuore del centro storico, apriva le porte il Pio Albergo Trivulzio, istituzione cardine dell’assistenzialismo milanese. Antonio Tolomeo Trivulzio (1692-1767), principe del Sacro Romano Impero e feudatario imperiale - appena due dei numerosi titoli di cui era investito, per non svolgerne l’intero rotolo - nel 1766 aveva redatto il proprio testamento con un ambizioso e originale progetto, che aveva necessitato del beneplacito dell’autorità: il principe designava come erede universale un ente assistenziale, “un albergo per poveri e impotenti”. Un’eredità davvero longeva, un’intuizione che gli avrebbe garantito ricordo imperituro presso la cittadinanza. Antonio Tolomeo, figlio di Antonio Teodoro Gaetano e Lucrezia Borromeo, dopo aver percorso di malavoglia la carriera militare, ottenuta la separazione dalla moglie nel 1751, trascorse la propria vita non solo da uomo di cultura ma anche da filantropo e benefattore. Tali valori sembrano essere stati rispecchiati anche nella gestione dell’Opera Pia, se non altro nel primo periodo della sua esistenza: definita una felice “unione di arte e pietà”, l’istituzione accumulò nel corso degli anni un ingente patrimonio storico, documentario e artistico, con donazioni frequenti di opere e arredi. Probabilmente anche in questa direzione va letto l’acquisto di un palco di rappresentanza presso il nuovo teatro scaligero, già alla sua inaugurazione nel 1778: il palco rappresentava l’istituto nell’assetto sociale della città, rispecchiato a colpo d’occhio nella disposizione degli ordini del teatro; accoglieva gli ospiti d’onore dell’ente e garantiva anche un sicuro introito tramite l’affitto per parte o per tutta la stagione. Tra gli inquilini illustri, Tito Ricordi, già proprietario del palco in IV fila acquistato dal padre nel 1847, affittò il palco del Pio Albergo per l´intero decennio 1874-1884, assicurandosi così un accesso privilegiato e diretto al Teatro dagli uffici di Casa Ricordi. Nel 1863, il Pio Albergo Trivulzio si fuse nella gestione con gli altri due poli assistenziali di Milano, l’orfanotrofio femminile “Stelline” e quello maschile, i “Martinitt”. I rincari alimentari e l’aumento delle spese edilizie crearono nei decenni successivi una situazione di difficoltà economiche.
Forse proprio per carenza di capitali, il palco, ininterrottamente proprietà dell’ente dal 1778 - tranne quando lo gestiscono gli impresari fratelli Villa nel 1809 e nel 1810, anni di dominio napoleonico - venne venduto nel 1884 alla signora Francesca Pestalozza, sposata con Marco Paletta e residente a Milano in Piazza San Sepolcro 1. Fu allora che Giulio Ricordi, succeduto al padre Tito nella gestione dell´azienda di famiglia, dovette attendere ben cinque anni prima di procurarsi un altro palco (n° 14, III ordine sinistro) in posizione altrettanto centrale.
Dopo una parentesi di qualche anno in cui fu proprietà del consigliere provinciale di Pavia, Giovanni Dozzio e del figlio Ugo, il palco passò nel 1909 al nipote di Francesca, figlio della sorella Leopolda, Carlo Francesco Bordini-Paletta, benefattore, collezionista e appassionato d´arte.
L’ultimo proprietario del palco chiude il cerchio di solidaretà sociale iniziato dal principe Trivulzio: è l’ingegnere e commendatore Giuseppe Feltrinelli (1854-1930). Esponente di una delle più importanti famiglie dell’imprenditoria lombarda, originaria di Gargnano, Giuseppe si impegnò nell’espansione dell’azienda soprattutto nei Balcani. Sindaco di Gargnano, dove tuttora sorge la storica villa di famiglia – ultima residenza di Mussolini, ora albergo di lusso – egli era nipote di quel Faustino, ‘capostipite’ della fortuna dei Feltrinelli che, da magnati del legname, compirono la propria ascesa sociale ed economica fino alla costituzione di una Banca nel 1889. Quando nel 1913 morì senza figli, il fratello di Giuseppe, Giacomo, fu addirittura definito “l’uomo più ricco di Milano”. L’imprenditoria dei fratelli Feltrinelli (il padre di Giuseppe, Angelo, e gli zii Giacomo e Giuseppe), infatti, si era rafforzata e differenziata nel corso dell’Ottocento, diventando pervasiva del tessuto non solo economico ma anche sociale della Lombardia. Impegnati nell’industria del cotone, nell’edilizia pubblica (per cui si deve loro, ad esempio, la costruzione di tratti della rete ferroviaria italiana e di gran parte del quartiere industriale a nord di Milano), nel sostegno ad altre imprese, come la Edison, i Feltrinelli furono un esempio di quell’imprenditoria “illuminata”, che viveva il proprio potere economico come dovere sociale e culturale. Citando soltanto l’odierna Fondazione Feltrinelli, centro di documentazione e ricerca, biblioteca e dal 1954 casa editrice, va sottolineato che tra Otto e Novecento i Feltrinelli donarono alla collettività abitazioni, scuole, ospedali e chiese, tanto nella propria sede a Gargnano che in altre località dove operarono, dal Nord al Sud Italia, all’estero. In particolare, Giuseppe, ultimo proprietario del palco, fu schierato in prima linea, insieme alla moglie, donna Chiara Fisogni, nella solidarietà e nell’assistenza ai bisognosi. “Eretta tra l’estate e l’autunno del 1914 / per dare lavoro e conforto / alle popolazioni delle nostre terre montane / in quei giorni devastate dalla grandine / questa scuola / dalla calamità traendo occasione a suscitare / luce fiamma lievito / di educazione di elevazione morale”, con queste parole Giuseppe Feltrinelli donava la scuola alla comunità di Gargnano. E con le stesse intenzioni l’ingegnere portò soccorso ai terremotati di Messina e Reggio Calabria dopo la disastrosa calamità del 1908. A Messina venne eretto un intero quartiere di case di legno, poi riconvertite in muratura, che porta tuttora il nome di “Quartiere Lombardo”.
Il palco n° 17 racconta nella sua storia di una nobiltà e di una borghesia che fecero del proprio potere economico e politico un obbligo sociale, lasciando alla collettività un’eredità lungimirante e duratura.
(Maria Grazia Campisi)
 
Hanno posseduto questo palco:
Bordini Paletta, Carlo Francesco
Dozzio, Giovanni, che ebbe anche: 17 3. ordine sinistro
Dozzio, Ugo, che ebbe anche: 17 3. ordine sinistro
Feltrinelli, Giuseppe
Paletta Pestalozza, Francesca
Pio Albergo Trivulzio, che ebbe anche: 14 3. ordine sinistro
Trivulzio, Antonio Tolomeo, che ebbe anche: 3 4. ordine sinistro; 10 4. ordine sinistro
Villa, Antonio
Villa, Giovanni Battista
Villa, Giuseppe, che ebbe anche: 19 4. ordine destro
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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