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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 5, III ordine, settore destro

Tre ritratti di Francesco Hayez
La storia del palco inizia con una delle più illustri, ricche e antiche famiglie patrizie milanesi: i Trivulzio, che manterranno la proprietà sino al 1847. In un solo anno si interrompe la linea continua, quando nel 1809 utente del palco è Francesca Petrolini con il suo secondo marito Carlo Castelfranchi, entrambi benefattori dell´Ospedale maggiore.
Il primo proprietario fu il marchese Giorgio Teodoro Trivulzio (1728-1802), figlio di Alessandro Teodoro e Cristina Pertusati, mentre il secondo fu il suo primogenito, Gian Giacomo (1774-1831), nato dal matrimonio con Maria Cristina Cicogna Mozzoni.
Gian Giacomo, coniugato con Teresa Serbelloni, fu presenza attiva nella vita politica, letteraria e artistica milanese fra il periodo napoleonico e l’età della Restaurazione. Nominato Ciambellano della casa d’Italia nel 1807, conte del Regno Italico e cavaliere della Corona Ferrea nel 1809, consigliere comunale di Milano, si rivelò assai sensibile ai dibattiti politico-culturali che agitavano quella fase storica così ricca di fermenti e di trasformazioni. Gian Giacomo Trivulzio curò il riordinamento della biblioteca di famiglia che aveva sede nel palazzo di piazza Sant’Alessandro dove erano riuniti documenti di valore eccezionale, dal manoscritto delle Epistolae metricae del Petrarca (Trivulziano 1014) al celebre Libretto d’appunti di Leonardo da Vinci (Trivulziano 2162). Egli incrementò il valore del patrimonio librario della famiglia con l’acquisto di un rarissimo codice tardo-trecentesco del De vulgari eloquentia di Dante (Trivulziano 1088).
Non furono i suoi figli tuttavia ad ereditare il palco, ma la nipote, figlia del fratello Gerolamo e di Vittoria Gherardini: si tratta di Cristina TrivulzioCristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871), sposa sedicenne del giovane e avvenente principe Emilio Barbiano di Belgiojoso d’Este, rampollo di un altrettanto prestigioso casato, che si rivelerà incline a dilapidare il suo patrimonio e parte di quello della moglie. Cristina, ancora giovanissima, diviene "giardiniera" ovvero affiliata al ramo femminile della carboneria. Per il suo attivismo politico è costretta a fuggire nel 1830 a Lugano e quindi in Francia nel 1833, mentre a Milano l’amministrazione asburgica le sequestrava tutti i beni. Il suo salotto parigino, in rue d’Anjou, vicino a Foubourg St. Honoré, fu luogo di incontro degli esuli e rifugiati politici italiani quali Mazzini, Gioberti, Mamiani, Tommaseo, ma anche ritrovo della Parigi romantica, frequentato da artisti come Hugo, de Musset, Rossini, Chopin, Liszt, Bellini, Gounod, Heine, George Sand, Dumas padre. Tornata in Italia, la principessa Belgiojoso, nel frattempo divorziata dal principe Emilio di cui mantenne però il cognome, partecipa nel 1848 agli eventi drammatici delle Cinque Giornate di Milano e a quelli della Repubblica romana del 1849. Nel 1856, grazie alla politica più tollerante dell’arciduca Massimiliano, nuovo Governatore del Lombardo-Veneto, potrà rientrare nei suoi possedimenti. A Milano fonda a nel 1860 L’Italie, giornale politico modellato sulla pubblicistica francese. Cristina, immortalata in tanti ritratti - il più celebre quello di Francesco Hayez - è stata non solo una patriota appassionata e una delle figure più rappresentative del Risorgimento, ma anche, sostenitrice delle riforme sociali e dell’emancipazione femminile. Il palco scaligero rimase di sua proprietà fino al 1847 anche se, a causa degli eventi, non poté essere frequentato personalmente dalla principessa esule in quegli anni a Parigi.
Nel 1848 le fonti indicano come titolare Clementina Caglio e, dopo il 1856, Felicita Caglio (1807-1863), nata Perego di Cremnago: di lei rimane l´ispirato ritratto di Francesco Hayez, che dipinse anche il marito Giovanni (1802-1891) ultimo discendente della nobile famiglia originaria del Comasco e possessore del palco dal 1865 al 1890. Un monumento funebre costruito nel 1893 da Enrico Butti adorna la loro sepoltura al Cimitero Monumentale di Milano. La coppia, senza figli, lascia erede del cospicuo patrimonio, eccetto il palco alla Scala, Luigi Moneta Caglio, padre di Ernesto futuro premio Nobel per la pace.
Nel palco troviamo dal 1891 Carlo Francesco Cioja medico chirurgo, e suo fratello Giuseppe Cioja (1823-1896), che aggiunse al proprio il cognome dello zio Giuseppe Caglio, e Pietro Cioja (1856-1923), figlio di quest´ultimo e di Giuseppa Lucca, uno dei primi sostenitori del fascismo.
Titolare dal 1907 è il cavaliere e avvocato Giuseppe Cioja (?-1938), figlio di Carlo Francesco, fondatore della Banca Svizzera Italiana oltre che presidente del Banco Ambrosiano, cavaliere e Gran´ufficiale del Regno; egli rimane intestatario sino al 1920, quando si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.
(Giulia Ferraro)
 
Hanno posseduto questo palco:
Belgiojoso Trivulzio, Cristina, che ebbe anche: 14 1. ordine destro
Caglio, Clementina
Caglio, Giovanni
Caglio Perego di Cremnago, Felicita
Castelfranchi, Carlo
Cioja Caglio, Giuseppe
Cioja, Carlo Francesco
Cioja, Giuseppe
Cioja, Pietro
Petrolini Arena, Francesca
Trivulzio, Gian Giacomo <1.>, che ebbe anche: 14 2. ordine destro; 4 4. ordine destro; Proscenio 2. ordine sinistro
Trivulzio, Giorgio Teodoro <1.>, che ebbe anche: 14 2. ordine destro; 4 4. ordine destro; 12 4. ordine sinistro
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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