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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 5, IV ordine, settore destro

La nobildonna e l’angelo custode
Nel 1779, un anno dopo l’inaugurazione del Nuovo Teatro Grande alla Scala, comparvero nelle fonti i nomi dei primi proprietari dei palchi del IV ordine, in parte messi all’asta nel 1778, in parte riservati a prezzo fisso per quei palchettisti che avessero rinunciato a un palco nel teatro “piccolo” della Canobbiana. Così, primo ad aggiudicarsi il n° 5 del IV ordine sinistro fu il marchese don Giuseppe Antonio Molo (1729-1796), proprietario di ben altri quattro palchi nei diversi ordini del teatro. Il marchese era figura di spicco nell’alta burocrazia asburgica: rivestiva la carica di Tesoriere generale militare in Lombardia ed era solito organizzare accademie durante il periodo della Quaresima. Era famoso allora da Milano a Roma, non soltanto per le sue cariche pubbliche ma anche per le disavventure private di un matrimonio da annullare, secondo la causa intentata dalla moglie Marianna Grassi Varesini, dopo 12 anni di convivenza, “ex capite absolutae perpetuae impotentiae”. Stigmatizzato dal Verri come “un Ercole che invece che allegare dei fatti cita degli autori”, lo sventurato e discusso marchese morì probabilmente senza figli e quindi senza discendenza.
Già dal 1790 la sorte del palco riprese con un fitto avvicendamento di nomi: a don Molo era subentrata, solo per un anno, donna Teresa Viani Dugnani (1765-1845), benefattrice e consorte di Giulio Dugnani, poi il palco era tornato al vecchio proprietario.
Nel 1809 e nel 1810, in pieno periodo napoleonico, il palco è assegnato a Giovanni Bonaventura Spannocchi (1742-1832), giureconsulto senese già chiamato dal conte Firmian a far parte del Senato milanese, divenuto nel 1786 presidente del Tribunale di prima istanza, confermato da Napoleone e divenuto poi giudice di Cassazione, quindi presidente del Tribunale di revisione, per arrivare nel 1802 a divenire ministro della giustizia, carica tenuta fino al 1805.
Nel 1813 la proprietà passa al ragioniere Siro Archinti (1755-1815), già proprietario di altri palchi nel II e III ordine sinistro. Alla morte di questi, di lì a breve il palco fu rilevato da don Francesco Vandoni (1743-1818) registrato come “possidente” nella guida di Milano del 1818 che ne godette solo per un paio d’anni e quindi giacente in eredità.
Solo nel 1844 passò come “dote” di nozze alla famiglia di Giovanni Pietro Bellotti, originaria del novarese dove possedeva alcuni fondi sin dall’inizio del Settecento. Giovanni Pietro, nato intorno al 1770, notaio in Milano, infatti, aveva sposato Maria Vandoni, verosimilmente figlia di don Francesco dalla quale aveva avuto tre figli: Cristoforo <1.>, Pietro e Felice. Il patrimonio di famiglia si era ampliato con l’eredità di suo fratello Gaetano, morto celibe nel 1814. Il palco fu condiviso per metà da Pietro Bellotti (1759-1886), assessore della Municipalità di Milano e membro della Società di incoraggiamento di arti e mestieri, e per metà dai due figli di Cristoforo <1.>, Giovanni (?-1866), avvocato e procuratore e Gaetano (1818-1876). Cristoforo <1.> (1776-1856), ingegnere e architetto, era già proprietario di un palco nel I ordine destro, il n° 7; quindi aveva ceduto ai due figli la proprietà del n° 5.
Pietro era sposato a Carolina Mazzeri, da cui aveva avuto due figli, anch’essi dal 1860 indicati tra i proprietari del palco: la contessa Maria Bellotti (1835-1890), moglie di Agostino Petitti Baglioni di Roseto e Cristoforo <2.>(1823-1919), ittiologo, paleontologo e filantropo, conservatore onorario del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, socio fondatore della Società Italiana di Scienze Naturali di cui aveva rivestito anche la carica di presidente per un paio d’anni. Uomo colto e generoso, Cristoforo donò alla Biblioteca Ambrosiana il prezioso fondo ereditato dallo zio Felice Bellotti contenente un gran numero di manoscritti di Parini e alla Galleria d’Arte Moderna di Milano la sua collezione d’arte. Il terzo figlio di Giovanni Pietro, Felice, è il più famoso della famiglia, ma non risulta essere stato proprietario di un palco. Poeta classicista, particolarmente noto per le sue traduzioni dal greco delle tragedie di Eschilo, Sofolcle ed Euripide, collezionista, amico di Andrea Appiani, Giovanni Berchet, Vincenzo Monti, Ugo Foscolo.
Nel 1874, per un solo anno, furono intestatari del palco due apparentemente semplici borghesi: Carlo Bosisio, assistente del custode nel Teatro alla Scala e marito della ballerina Adelaide Superti, ed Ermenegildo Tagliabue (1824-1903?), un commerciante di maiolica antica d’Este. I due sfruttano evidentemente la proprietà scaligera per investimento: tra il 1858 e il 1905 risultano infatti possedere per brevi o lunghi periodi molti altri palchi, da soli, insieme o con altri titolari.
Nel 1875 il palco passò nelle mani del marchese Luigi Carcano (1843-?), figlio di Carlo Camillo e Giuseppina Annoni, che aveva sposato la statunitense Carolina Soren Meriem di Boston, che aveva un palco di famiglia nel IV ordine di sinistra, il n° 12. Il marchese rimase proprietario del palco per più di un decennio, fino a quando nel 1888 gli subentrò il nobile Alberico Colleoni Capilliata (1819-1897), di origine bergamasca, conte dell’Impero Austriaco, figlio di Eleonora Visconti e Bartolomeo Colleoni, poi risposato con Francesca Cusani Confalonieri.
Dal matrimonio di Alberico con Matilde Viola nacque Eleonora Colleoni Capilliata (1852-1924), moglie nel 1873 di Giulio Carlo Stanga e ultima proprietaria del palco. La “bionda ed elegante” nobildonna è ricordata in una tavoletta devozionale per grazia ricevuta, che la ritrae “come una principessa delle favole” mentre, esanime, perde il controllo del suo phaeton (una carrozza sportiva) e, in balia del bianco cavallo imbizzarrito, viene salvata dall’angelo custode. Con la miracolata Eleonora si chiude non solo la storia del n° 5 ma anche quella della proprietà privata dei palchi scaligeri, con l´esproprio del Comune e la costituzione dell´Ente autonomo Teatro alla Scala.
(Maria Grazia Campisi)
 
Hanno posseduto questo palco:
Archinti, Siro, che ebbe anche: 13 4. ordine sinistro
Bellotti, Cristoforo <2.>, che ebbe anche: 7 1. ordine destro
Bellotti, Gaetano
Bellotti, Giovanni
Bellotti, Pietro, che ebbe anche: 9 3. ordine sinistro
Bosisio, Carlo, che ebbe anche: 13 1. ordine destro; 18 1. ordine destro; 13 3. ordine destro; 3 4. ordine destro; 9 4. ordine destro; 4 4. ordine sinistro; 5 4. ordine sinistro; 20 4. ordine sinistro
Carcano, Luigi, che ebbe anche: 12 4. ordine sinistro
Colleoni, Alberico Capilliata
Molo, Giuseppe Antonio, che ebbe anche: 3 1. ordine destro; 11 2. ordine destro; 6 4. ordine destro; 7 3. ordine sinistro
Petitti Bellotti, Maria, che ebbe anche: 9 3. ordine sinistro
Spannocchi, Giovanni Bonaventura
Stanga Colleoni, Eleonora
Tagliabue, Ermenegildo, che ebbe anche: 18 1. ordine destro; 13 3. ordine destro; 3 4. ordine destro; 20 4. ordine sinistro
Vandoni, Francesco, che ebbe anche: 6 4. ordine destro
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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