Logo Urfm
Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 9, II ordine, settore sinistro

Un palco con tante storie di famiglia
Dal 1778 al 1818 il palco passerà di mano in mano all’interno di una ristretta cerchia famigliare che parte dalle sorelle Clara (1733-?) e Marianna Manzoni (1728-?), figlie del barone Bartolomeo e della contessa Antonia Bossi; una terza sorella, Giuseppa, fu monaca agostiniana. La nobile famiglia origina da Barzio in Valsassina e nelle ramificazioni dinastiche troviamo lo scrittore Alessandro Manzoni.
Clara Manzoni sposa il conte Gaetano Barbò, figlio di Giovanni e di Caterina Cossaga: dal matrimonio nasceranno Giuseppe, Luigi, Ludovica, Franco, Ferdinando, Carlo, Pietro ed Everaldo. La sorella Marianna sposa in prime nozze il conte Antonio Trivulzio, figlio di Camillo e in seconde il conte Alfonso Porro Schiaffinati, figlio di Gaetano Porro e di Costanza Schiaffinati, ultima superstite della propria nobile famiglia. Sarà quindi il figlio Alfonso Porro Schiaffinati il primo ad unire i due cognomi delle casate materna e paterna. Alfonso è il padre di Gaetano, che sostenne gli ideali della rivoluzione francese e fece pubblica abiura dei suoi titoli nobiliari. In qualità di Ministro di Polizia, si prodigò attivamente per la distruzione di tutti gli stemmi nobiliari in Lombardia. Con il rientro degli austriaci in Italia, il 28 aprile 1799, fu costretto a scappare in esilio a Nizza, dove morì. Gli austriaci ne sequestrarono gran parte delle proprietà, e, cosa assai curiosa, lo fucilarono in contumacia, sparando ai suoi abiti nella sua villa di Sant’Albino. Alfonso è nonno di un altro illustre italiano, il figlio di Gaetano e suo omonimo Alfonso, che tradusse Marino Faliero (1850) di Casimir Delavigne; dilettante di musica, pittore e poeta, proseguì la passione politica del padre.
Dal 1783 compare nella proprietà del palco anche il conte Giuseppe Trivuzio (1753-1828), figlio di Antonio e Marianna Manzoni. Proprio a suo favore verrà riconosciuta con risoluzione sovrana del 1817 l’antica nobiltà e il contado, facendoli risalire fino al nonno Camillo. Gli altri due terzi della proprietà scaligera sono di Gaetano Barbò Manzoni, marito di Clara, e di Alfonso Porro Schiaffinati.
Dal 1809 al 1820 il palco è di proprietà della contessa Teresa Barbò Pallavicini (1769-1830), figlia di Pio Giovanni Galeazzo Pallavicini e di Marianna Locatelli, coniugata in prime nozze, nel 1785, con il conte Ottavio Calchi e in seconde con Girolamo Barbò nel 1798, nota per la lussuosa villa che volle costruire - concorde il marito - a Monza, dal 1935 ad oggi sede del Collegio Guastalla.
Tra il 1821 e il 1842 il palco passa al conte Giovanni Pietro Vimercati di Crema e, dal 1840, agli eredi. La famiglia Vimercati di Crema ha in realtà origini brianzole e il cognome deriva da Vimercate, signoria della casata. Giovanni Pietro sposa Maria dei conti Martini, dall’unione nasceranno Eugenia, il cui ritratto è custodito presso il Museo Morando Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano, e Ottaviano, militare di carriera, aggregato alla legione straniera francese, corrispondente di Cavour a Parigi, aiutante di campo di Vittorio Emanuele II, che poco prima della morte, nel 1879, fu nominato Senatore del Regno d´Italia.
Nessuno dei Vimercati ereditò il palco che dal 1843 al 1873 è intestato al barone Baldassare Galbiati (?-1870), figlio di Carlo e Maria Ratti, uno dei rappresentati della nuova borghesia lombarda, che nella seconda metà del XIX secolo si affermano a Milano nella figura del negoziante in banca e seta: un imprenditore produttore di seta greggia e filati e mediatore di prodotti minori investe i propri profitti aprendo attività bancarie e sperimentando nuove tecnologie industriali. Munifico nella beneficenza, Baldassarre elargisce nel 1841 una discreta somma in favore degli Asili di Carità per l’infanzia di Milano. Nel 1866 gli veniva concesso il titolo di Barone con trasmissione primogeniale mascolina. Gli eredi istituiscono a Caponago la Causa pia Galbiati e l´Opera pia Galbiati Ratti per le nubende povere. Il titolo di barone verrà trasmesso al figlio Carlo Galbiati (1838-1894) che terrà il palco un solo anno, nel 1873, e con il quale si estinguerà la famiglia.
Dal 1874 il palco appartiene alla contessa Erminia Pullé Turati, Erminia è figlia di Francesco Turati e di Angela Pigna. Il padre è tra i più ricchi negozianti di Milano, titolare di una delle più importanti manifatture nazionali del cotone e grande mecenate artistico, che nel 1842 aveva acquisito il titolo di Conte. Erminia si era sposata con Antonio Ponti, dal quale aveva avuto Elvira e Emilio, e in seconde nozze col conte Leopoldo Pullé, dal 1905 senatore del Regno. Con quest’ultimo genera Ernesta Bianca moglie del conte Felice Scheibler, proprietario dell´omonima villa a Rho e fondatore della Croce Azzurra.
Ma ad ereditare il palco è Emilio Ponti (1853-1923), figlio di primo letto, cugino del senatore e sindaco di Milano Ettore, anch´egli palchettista e coniugato con Anna Greppi, sorella di un successivo sindaco della città, Emanuele.
Emilio Ponti risulta titolare sino al 1920, anno in cui si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune inizia l´eproprio dei palchi privati.
(Maurizio Tassoni)
 
Hanno posseduto questo palco:
Barbò, Gaetano
Barbò Manzoni, Clara
Barbò Pallavicini, Teresa, che ebbe anche: 14 2. ordine sinistro; 17 3. ordine sinistro
Galbiati, Baldassare
Galbiati, Carlo
Ponti, Emilio
Porro Schiaffinati, Alfonso, che ebbe anche: 16 2. ordine sinistro
Porro Schiaffinati Manzoni, Marianna
Pullè Turati, Erminia
Trivulzio Manzoni, Giuseppe Camillo, che ebbe anche: 16 2. ordine sinistro; 6 4. ordine sinistro
Vimercati, Giovanni Pietro
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
Cerca:
Cerca nelle storie:
Autori delle storie: