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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 16, III ordine, settore sinistro

Imprenditori e benefattori
Pietro Marliani, i fratelli Fè e Pietro Nosetti furono i costruttori del Teatro alla Scala (e della Canobbiana), edificato su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, in seguito all’incendio che nel febbraio 1776 qveva distrutto il Teatro Ducale. All’apertura del nuovo teatro nel 1778 Marliani risulta proprietario di tre palchi: n. 16, III ordine, settore sinistro; 19 e 20, IV ordine, settore sinistro. È possibile che abbia ricevuto i tre palchi come parziale pagamento dei lavori per la costruzione del teatro. Pietro Marliani è un ex-fermiere, ovvero esattore delle tasse, (la ferma generale, istituita nel 1750, era stata abolita nel 1770), che aveva accumulato una cospicua fortuna con questa attività e l’aveva investita nel settore delle costruzioni, in società con imprenditori edili “puri” come il milanese Pietro Nosetti e i fratelli ticinesi Giuseppe e Antonio Fè. Questi ultimi erano ben introdotti nella corte arciducale di Ferdinando d’Asburgo, grazie al quale si erano aggiudicati, sempre in società con Marliani, diversi appalti di opere pubbliche, il più grosso dei quali fu la realizzazione del Naviglio di Paderno Dugnano, per un importo di 1.800.000 Lire, più del doppio di quello per i due nuovi teatri (894.000 Lire).
Nel 1789 il palco viene ereditato dal figlio Rocco (1752-1826), persona in vista nella Milano durante il ventennio francese: principe del foro, giudice di corte d’appello e senatore del Regno d’Italia. Sposato con Amalia Masera, definita da una fonte coeva “di peregrina beltà e castigatezza di costumi,” acquistò a Erba nel 1799 l’ex convento di Santa Maria degli Angeli che fece trasformare dall’architetto viennese Leopold Pollack in una sontuosa “villa di delizie”. Qui e nei palchi di famiglia alla Scala ebbe come ospiti il pittore Andrea Appiani, lo scultore Antonio Canova scrittori e poeti come Stendhal, Giuseppe Parini, Vincenzo Monti, Ugo Foscolo. Quest’ultimo ebbe una relazione sentimentale con la bellissima figlia di Rocco, Maddalena, giovane sposa (appena quindicenne) del banchiere Paolo Bignami, celebrata dal Foscolo nel poema Le Grazie. Sulla bellezza di Maddalena è noto l’apprezzamento del generale Bonaparte che, incontrandola al Teatro la Canobbiana in un sinuoso abito da seta, nonostante il divieto della commercializzazione di tale tessuto, abbagliato dalla sua bellezza, le si rivolge con queste parole: “Madame je oublierai votre toilette en raison de votre beauté”. Rocco Marliani ha anche un figlio musicista, Marco Aurelio, assiduo frequentatore del palco. Cresciuto con sentimenti antiaustriaci, dopo la morte del padre, venduto insieme alla sorella il palco alla Scala, nel 1830 si trasferisce a Parigi. Qui perfeziona i suoi studi musicali con Rossini debuttando al Théâtre des Italiens con il dramma tragico Il Bravo, con interpreti di grido quali il soprano Giulia Grisi e il tenore Giovanni Battista Rubini. Ritornato dopo alcuni anni in Italia raccoglie un discreto successo alla Scala nel 1843 con l’opera tragica Ildegonda e il suo nome compare spesso nelle riviste musicali di quegli anni abbinato a BelliniVincenzo Bellini e DonizettiGaetano Donizetti. Prende parte alla prima Guerra d’indipendenza, ma muore nel 1849 per le ferite riportate in battaglia.
Il palco nel 1830 viene acquistato dal cavaliere Antonio Gargantini <1.> (1773-1844) e rimane di proprietà della famiglia per oltre per 65 anni, sino al 1895. Antonio è banchiere, con sede in Corsia del Giardino (oggi via Manzoni) e ricco possidente, benefattore dell’Istituto dei Ciechi, annoverato tra i soci promotori della Società d’Arti e Mestieri. Comproprietario per alcuni anni risulta il fratello Cesare (morto nel 1837), proprietario terriero illuminato, tanto da ordinare nel 1832 a una fabbrica di Monza 1.800 braccia di tessuto ricavato di cascami di seta per farne coperte adestinate ai suoi contadini. Nel 1815 i due fratelli erano stati insigniti della più alta onorificenza dell´impero asburgico, Cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro.
Nel 1845 il palco passa in eredità al nipote di Antonio, Antonio Gargantini <2.> (1819-1891), avvocato, presumibilmente figlio di Cesare, che in onore dello zio farà due cospicui lasciti all’Istituto dei ciechi e all’Ospedale Maggiore, ottenendo di poter depositare altrettanti ritratti dello zio straordinariamente simili nonostante gli artisti diversi. Nel 1836 sposa Luigia Carozzi dalla quale ha tre figli: Cesare (1837-1913), rimasto probabilmente celibe, Giovanna detta Jeannette (1837-1932), benefattrice dell’Ospedale Maggiore e Giulia (1839-1913). Queste, eredi del patrimonio paterno, sposano due rampolli di antiche e illustri famiglie patrizie milanesi, entrambi con un palco di famiglia alla Scala: il conte Francesco Dal Verme che edificherà nel 1872 il Teatro che porta il suo nome e il conte Luigi Archinto.
Nel 1896 nuovi proprietari del palco sono i fratelli il cavalier Primo (1856-1946) e l’ingegner Secondo Bonacossa (1866-1902) figli di Luigi, appartenenti a una dinastia di imprenditori della seta protagonisti della rivoluzione industriale in Lomellina. Essi furono i primi della famiglia a possedere un palco alla Scala. Il capostipite, Vincenzo Bonacossa (1810-1892), aprì la prima filanda a Dorno (provincia di Pavia) nel 1868 alla quale ne seguì una seconda a Vigevano nel 1872, assorbendo negli anni seguenti numerose filande per varie ragioni in crisi a sud di Milano e in città stessa a cui si dedicarono i quattro figli di Vincenzo: Luigi (1834-1904), Pietro (1838-1931), Giuseppe (1841-1908), Cesare (1850-1919). A Milano, nell’area antistante il Castello Sforzesco, Luigi fece costruire a partire nel 1894 un palazzo su progetto dell’architetto Antonio Comini ispirato al Rinascimento italiano: il pian terreno decorato con monofore e il primo piano sono coperti in un bugnato ripreso dal palazzo dei Diamanti di Ferrara, mentre il secondo e il terzo piano è costruito con un differente tipo di bugnato e bifore chiaramente ispirato a Palazzo Strozzi di Firenze.
Scomparso prematuramente Secondo Bonacossa nel 1902 a soli 36 anni, gli successero nella proprietà del palco le figlie Caterina (1890-1976) e Zelmira (1892-1966) che lo tennero insieme allo zio Primo sino al 1910. Nell’arco di tre generazioni i Bonacossa si rivelarono non solo validi imprenditori, ma anche scrittori, sportivi, tennisti a livello internazionale, alpinisti, editori (Alberto, figlio di Cesare fu proprietario della Gazzetta dello sport), studiosi di culture orientali (Cesare junior all’università di Pavia), ma soprattutto grandi filantropi. Tra i lasciti a Dorno, loro paese d’origine, si annoverano un asilo infantile, la casa di riposo “San Giuseppe”, un nuovo edificio per il Municipio, la recinzione del cimitero, la Società di mutuo soccorso; tra i figli di Vincenzo, il più munifico fu Primo, morto novantenne nel 1946: lasciò 100 appartamenti al Piccolo Cottolengo “Don Orione” di Milano.
Dal 1911 al 1917 proprietario del palco è Enrico Zonda (1871-1925), industriale nel ramo vinicolo. A lui e al fratello Emilio si deve la costruzione al Policlinico del padiglione di chirurgia che fu innalzato tra il 1913 e il 1915 con una spesa di 300.000 lire, sull’area disponibile di fianco ai Padiglioni Beretta, di proprietà dell’Ospedale Maggiore. Il padiglione è intitolato a “Enrico e Emilio Zonda”.
Dal 1918 ultimo proprietario del palco è Piero Coppo, brillante laureato del Laboratorio di Economia politica della Regia Università di Torino e tenente nella prima guerra mondiale. Piero Coppo lo cede nel 1920 al Comune in base alla convenzione tra i palchettisti e il Comune di Milano che segna la fine della proprietà privata dei palchi e la nascita dell’Ente Autonomo Teatro alla Scala.
(Antonio Schilirò)
 
Hanno posseduto questo palco:
Bonacossa, Primo
Bonacossa, Rina
Bonacossa, Secondo
Bonacossa, Zelmira
Coppo, Piero
Gargantini, Antonio <1.>
Gargantini, Antonio <2.>
Gargantini, Cesare
Marliani, Pietro, che ebbe anche: 19 4. ordine destro; 19 4. ordine sinistro; 20 4. ordine sinistro
Marliani, Rocco, che ebbe anche: 20 4. ordine sinistro
Zonda, Enrico
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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