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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Il progetto
La Biblioteca Nazionale Braidense con il Conservatorio “G. Verdi” di Milano e il Teatro alla Scala ha realizzato uno studio sui palchi e sui palchettisti del teatro dal 1778, anno dell’apertura, sino al 1920, anno in cui si costituisce l’Ente Autonomo e il Comune inizia l’esproprio dei palchi privati.
Lo studio è stato condotto da studenti e diplomati del corso di Musicologia del Conservatorio con il controllo scientifico di Antonio Schilirò, già docente di Storia della musica del Conservatorio, ideatore del progetto ed esperto di chiara fama, di Pinuccia Carrer, già docente di Discipline musicologiche nello stesso istituto e il coordinamento per il Teatro di Franco Pulcini. I risultati della ricerca sono confluiti in una base dati implementata da Massimo Gentili-Tedeschi, già responsabile dell’Ufficio Ricerca Fondi Musicali della Biblioteca Nazionale Braidense.
La base dati è visibile anche sul sito https://storiadeipalchi.teatroallascala.org/, come mappa digitale sviluppata in occasione della mostra “Nei palchi della Scala” curata da Pier Luigi Pizzi.
Esplorazione
Il lettore che si avventura nella base dati viaggia attraverso 143 anni di vita scaligera riflessa nei suoi 155 palchi e nelle vicende dei 1.245 proprietari. Da una vista panoramica del teatro si mette a fuoco ogni palco, anno per anno, con la propria storia. È la prima volta che uno studio sistematico delle fonti dell’epoca, edite e inedite, ritrovate in biblioteche e archivi dell’Italia e del mondo, produce un tale ponderoso risultato.
La base dati non è un libro a lettura sequenziale e offre molteplici possibilità di navigazione anche per l’utente specializzato. Si può scorrere una “striscia” diacronica evidenziando gli anni di possesso di uno o più palchi oppure in una lista di persone, famiglie, enti, filtrando i dati in vario modo in base ad attributi essenziali: nobile, imprenditore, professionista, funzionario, militare, ecclesiastico, musicista, letterato, politico, patriota e benefattore.
Alla sorgente dei dati
I nomi dei proprietari dei palchi compaiono sistematicamente negli annuari cittadini, dai diversi titoli: La luna nuova, Almanacco di Milano, Guida di Milano, L’interprete milanese, Utile giornale, I. R. Teatro Grande della Scala in Milano: almanacco, Almanacco teatrale, Guida di Milano e provincia. Oltre a riportare il lunario, le novità dell’anno, notizie sui governanti e il governo, elenchi di banche, negozi e attività aperti al pubblico, informazioni sui mezzi di trasporto, invenzioni, oroscopi e tanto altro, gli annuari presentano liste di nominativi dei proprietari dei palchi del Teatro grande alla Scala e del Teatro piccolo alla Canobbiana, fila per fila “alla sinistra” e “alla destra entrando”; per la Scala i primi quattro ordini, perché il quinto e il loggione erano destinati all’affitto serale, affidati all’impresario.
Sono fonti rintracciate in tutto il mondo, non solo in Italia. Caso esemplare, gli almanacchi della collezione di Antonio Cavagna Sangiuliani, proprietario del palco n° 10, II ordine di sinistra, conservati nella Rare Book & Manuscript Library dell’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign.
Per alcuni anni esistono fonti multiple a stampa e manoscritte, non sempre concordanti. Mancano invece alcune annate, per motivi diversi, come i rivolgimenti del periodo napoleonico o la censura austriaca dopo i moti risorgimentali del 1848. Alcune di queste lacune sono state colmate grazie a fonti manoscritte, ma la ricerca continua. Altri riferimenti obbligati per la ricostruzione della cronologia dei palchettisti sono i volumi di Pompeo Cambiasi, storico della Scala e proprietario del palco n° 10 del I ordine sinistro dal 1874 al 1919, La Scala 1778-1906 : note storiche e statistiche (5. ed., Milano, G. Ricordi & C., [1906]), e le Note storiche e statistiche (1906-20) di Carlo Vanbianchi, segretario del Corpo dei palchettisti tra Otto e Novecento, in appendice al volume La Scala (Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, 1922). Le tabelle contenute in questi testi riportano i nomi dei possessori dei palchi solo per alcuni anni e per passaggi di proprietà.
I dati in base e qualche curiosità
I nomi dei proprietari, trascritti fedelmente così come appaiono nelle fonti, con le loro caratteristiche ortografiche, sono registrati anno per anno, palco per palco nei 18.600 record costituenti il cuore della base dati.
I 1.245 nomi dei possessori sono anche registrati in forma normalizzata in una tabella indipendente, corredati da informazioni anagrafiche, genealogiche, biografiche e storiche. Sono nomi di persone ma anche di famiglie come ad esempio la famiglia Brasca Visconti o casa Delfinoni. Numerosi palchi compaiono come “Beni della Corona”, definiti nelle fonti come proprietà del Regio Governo, della Real Corte, del Regio Demanio, finché dopo l’Unità d’Italia passano al Comune di Milano. La Repubblica di Venezia prima del trattato di Campoformio del 1797 era titolare del palco n° 16 del I ordine sinistro, destinato all’ambasciatore, ai diplomatici e ai loro ospiti. Tra i possessori figurano 15 enti: banche come la Mylius E. e C. e la Banca Zaccaria Pisa; imprese come quella dei banchieri Balabio e C. anche negozianti in seta o il cotonificio Ditta Andrea Ponti.
La Milano solidale possiede i suoi palchi, quelli degli istituti benefici come l’Opera Pia Romanati, il Pio Albergo Trivulzio, l’Orfantotrofio femminile, i Pii istituti Filarmonico e Teatrale, il Pio Istituto Oftalmico. Tracce della Scala prima della Scala permangono in alcuni palchi di proscenio che dal 1778 al 1796 figurano intestati a coloro che già erano palchettisti dal 1756 nel Regio Ducal Teatro.
I profili associati ai nomi sintetizzano una lunga e complessa ricerca bibliografico-archivistica comprendente in particolare lo spoglio sistematico dei Ruoli generali della popolazione del 1811 e del 1835, 79 volumi manoscritti di grande formato conservati presso l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano che riportano le generalità, i dati anagrafici (soltanto l’anno di nascita per le donne), la professione, gli indirizzi e le traslocazione dei residenti in città fino al 1867. Altri sussidi per completare i profili sono stati reperiti in archivi privati e all’Archivio di Stato di Milano.
Numerose forme varianti sono collegate a nomi in forma normalizzata, per favorire la ricerca: l’ortografia dell’epoca era incostante, un cognome poteva essere aggiunto oppure omesso, alcune proprietarie erano sposate più volte o erano più note con il cognome da nubile.
155 palchi, 155 storie. Una scheda per ogni palco racconta i passaggi di proprietà nel contesto di notizie storiche, ipotesi o conferme di frequentazioni illustri, aneddoti e curiosità; ogni scheda apre un piccolo scenario di storia milanese.
Esplorando la base dati si rivive Milano dall’epoca teresiana alle soglie del fascismo, una fotografia velata dal tempo e contemporaneamente modernissima, riflessa in uno dei suoi simboli: il Teatro alla Scala.
Pinuccia Carrer, Massimo Gentili-Tedeschi
Scala Mibact Brera Braidense URFM Conservatorio

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