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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 16, II ordine, settore destro

Dai Visconti ai Rocca Saporiti
La storia del palco ha inizio con donna Bianca Maria Doria Visconti nata von Sinzendorf (1717-1783), marchesa di Caravaggio, piccolo feudo nella pianura bergamasca noto, oltre che per il santuario, per aver dato i natali al famoso pittore Michelangelo Merisi detto appunto il Caravaggio. Il padre era il viennese Johann Wilhelm von Sinzendorf; la madre Bianca Maria Sforza era morta a soli vent’anni dando alla luce la figlia battezzata con lo stesso nome. Bianca Maria si sposò con il marchese Filippo Domenico Doria Sforza Visconti ma all’epoca dell’apertura del Teatro alla Scala era già vedova. Alla sua morte, il palco andò alle “tre figlie Caravaggio”, ovvero Eleonora, Giuseppa e Livia, che rimase unica proprietaria dal 1790. Livia Doria Sforza Visconti (1743-1803) nel 1760 si era unita in matrimonio con Massimiliano Giuseppe Stampa, marchese di Soncino, proprietario dei palchi n° 6 e n° 7 del I ordine destro.
Nel 1809 il palco era condiviso dal marchese Girolamo Parravicini, già delegato per le iscrizioni alla leva della Milizia Urbana (Porta Comasina) nella Repubblica Cisalpina e dalla contessa Besozzi, ovvero Livia Stampa, la figlia di Livia Doria Sforza Visconti e Massimiliano Giuseppe Stampa, la quale nel 1785 aveva sposato il conte Antonio Gaetano Besozzi (1756-1811): la contessa Besozzi rimarrà proprietaria sino al 1837, caso non consueto di continuità tra periodo francese e austriaco.
Nel 1838 il palco vede titolare il marchese Marcello Giuseppe Saporiti (1772-1840), figlio di Giacomo Francesco Nicolò e Angela Delfino e membro dell’antica aristocrazia genovese. Quando Napoleone conquistò l’Italia, Marcello Giuseppe si trasferì a Milano dove conobbe Angela Spinola, ricca vedova Cattaneo, che sposò. Costei, su suo consiglio, comprò a modico prezzo l’antico feudo della Sforzesca (oggi frazione di Vigevano), dove sarebbe morta nel 1816. Grazie al suo spiccato senso imprenditoriale Marcello Giuseppe riuscì a creare alla Sforzesca una fiorente azienda agricola che gli consentì di affermarsi nell’aristocrazia vigevanese. Deceduta la prima moglie, si sposò altre due volte: nel 1818 con Anna Jourdan, conosciuta a Parigi e figlia di un maresciallo, e poi nel 1835 con Maria Anna de’ Vitali di Pallières, figlia di un dignitario di corte di re Carlo Alberto. Nel 1831 divenne sindaco di Vigevano.
Essendo privo di discendenti, Marcello Giuseppe associò nella gestione dei suoi beni e designò come proprio erede il pronipote Apollinare Rocca Saporiti (1813-1880), che compare come intestatario del palco dal 1842. Questi, per sfuggire le rivendicazioni sul ricco patrimonio dello zio da parte del ramo genovese della famiglia, scelse di sposarne nel 1841 la vedova Maria Anna de’ Vitali di Pallières, divenendo così marchese della Sforzesca. Nel testamento Marcello Giuseppe aveva disposto che venisse realizzato alla Sforzesca un collegio-convitto. Il nipote ne affidò il progetto all’architetto Giacomo Moraglia, autore anche del rinnovamento in stile neoclassico della villa di famiglia e del rifacimento della chiesa di Sant’Antonio Abate, ampliata per poter ospitare il monumento funebre in memoria dello zio. Alla famiglia Rocca Saporiti apparteneva da tempo l’omonimo palazzo milanese in Porta Orientale, ultimato nel 1812 e opera di Giovanni Perego, il celebre scenografo scaligero; questi però, non essendo architetto, non poté firmare il progetto che pertanto riporta il nome di Innocente Giusti. Marcello Rocca Saporiti aveva acquistato il palazzo nel 1818 direttamente dal committente e primo proprietario Gaetano Belloni, gestore delle bische che si tenevano nel ridotto del Teatro alla Scala, ma che in quegli anni, a causa della proibizione del gioco d’azzardo da parte degli Austriaci, era sommerso di debiti. Ancor oggi il palazzo campeggia di fronte a via Palestro, con l’inconfondibile fila di statue che dalla sommità osservano i Giardini pubblici “Indro Montanelli” di piermariniana memoria.
Nel 1882-1883 il palco risulta diviso tra i due figli di Apollinare, Alessandro Rocca Saporiti (1850-1927), sposato nel 1878 con Marianna Altieri e Marcello Rocca Saporiti (1845-1912), unito in matrimonio nel 1869 con Camilla Resta, figlia di Giovanni Resta e di Francesca Pallavicino Clavello (1819-1904), detta “Fanny”, che compare come palchettista qui e anche nel vicino palco n° 18 insieme al marito Giovanni e al figlio, il futuro senatore Ferdinando; un complicato intreccio di proprietà e legami parentali che sin dalle origini caratterizza la storia di questo e di molti palchi scaligeri.
Dal 1884 è indicato come intestatario solo Marcello e dopo la sua morte, dal 1915, il fratello Alessandro: a lui rimane il palco sino al 1920, quando si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.
(Lorenzo Paparazzo)
 
Hanno posseduto questo palco:
Besozzi Stampa di Soncino, Livia
Doria Sforza Visconti, Filippo Domenico
Doria Sforza Visconti, Giuseppa
Doria Sforza Visconti von Sinzendorf, Bianca Maria
Parravicini, Gerolamo
Resta Pallavicino Clavello, Francesca, che ebbe anche: 18 2. ordine destro
Rocca Saporiti, Alessandro
Rocca Saporiti, Apollinare
Rocca Saporiti, Marcello
Saporiti, Marcello Giuseppe
Stampa di Soncino Doria Sforza Visconti, Livia
Villani Crivelli Doria Sforza Visconti, Eleonora
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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