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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 7, III ordine, settore destro

Il palco di Fulvia Verri e dei fratelli Branca
Prima proprietaria è Margherita Cittadini Bolognini, vedova dal 1762 del conte Galeazzo Bolognini, figlio di Giovanni e Margherita Barni di Lodi. Questi era un importante uomo politico, insignito del titolo di “cavaliere della chiave d’oro” del re di Napoli Carlo I di Borbone, dal quale veniva sovente inviato presso le corti estere in Sassonia, Baviera e Polonia. Nel 1759 era in Spagna, dove il suo sovrano ascendeva al trono col nome di Carlo III. Nel 1776 Margherita compare nel novero delle dame ammesse alla corte dell’Arciduca Ferdinando d’Austria a Milano. Defunta la contessa nel 1786, il palco rimane in eredità alla famiglia sino al 1789.
Nel 1790 passa a Carlo Reitano Pietrasanta, figlio di Francesco e Bianca Marliani, principe di San Pietro in Sicilia e conte di Cantù. L’11 febbraio 1815 si celebrano “le faustissime nozze” del principe con la contessa Fulvia Verri, figlia di Pietro (che l’aveva lasciata orfana a soli quattro anni) e Vincenza Melzi d’Eril. L’evento motivò un sonetto di Carlo Porta pubblicato poi in una serie di Nuptialia dall’avvocato Cesare Caporali: nella poesia, da par suo, il poeta ci dice come poteva Carlo, seppur principe, non innarmorarsi di Fulvia “ona donnin che balla e sonna e canta, e parla on lenguagg dolz che tocca e incanta, E che l’è bella come el ciel seren?” Quando Raffaello Barbiera la descrisse nel suo Passioni del Risorgimento usò queste parole: “Donna Fulvia Verri non scriveva, non teneva salon, né cattedra; ma fu bella, e di spirito pronto, brioso. Nel ’48 esulò a Torino. Quando morì (e morì cieca!), fu compianta dai migliori.”.
Non avendo eredi, alla sua morte (avvenuta tra il 1815 e il 1818) Carlo Pietrasanta divide la sua eredità: a Domenico Lo Faso, figlio di sua zia Margherita, spetta il feudo siciliano, mentre al cugino Giovanni Cicogna la contea nel comasco e alla vedova il palco.
Durante il turbolento periodo napoleonico nel 1809 compare come “utente” il marchese Miromeni, nome italianizzato di Bernard-François-Thomas Hue de Miromesnil, possidente e militare di carriera dalla vita dissoluta che lascia l’Italia nel 1817; ma già dal 1813, anno della sconfitta di Lipsia, nuovamente ritornano i “vecchi” proprietari Pietrasanta nella persona di Fulvia Verri, la quale sposa in seconde nozze il maggiore Giuseppe Jacopetti, ex ufficiale napoleonico poi divenuto colonnello dell’esercito sardo. Come detto più sopra, i moti del 1848 sconvolgono non solo la vita di Fulvia Verri ma la storia di Milano; per lunghi anni, gli Asburgo - quasi una ritorsione - non permettono agli editori di almanacchi e guide cittadine di inserire i nomi dei proprietari di palchi, per lo più antiaustriaci. Le fonti tornano ad elencarli dal 1856: in questo anno e sino al 1880 il palco risulta intestato al mantovano Davide Sforni, residente in via Monte Napoleone 21, uno dei più ricchi esponenti della comunità ebraica milanese. Trasferitosi nel capoluogo lombardo sin dal 1842, sposa Susanna Vitta, figlia del banchiere Giuseppe Raffaele Vitta di Casale Monferrato, e ha da lei due figli: Ettore ed Emma. Dal 1870 è intestatario di un palco (il n° 7 del I ordine sinistro) anche Abramo Sforni, fratello di Davide.
Dal 1880 il palco passa alla famiglia Branca: sono indicati come proprietari infatti i fratelli Luigi (1833-1886) e Giuseppe (1837-1888), figli di Bernardino e di Carolina Erba. I due fondano nel 1845 assieme al padre e al fratello minore Stefano la celebre distilleria “Fratelli Branca e C.” con sede in Corso di Porta Nuova a Milano, trasferita in via Resegone all’inizio del Novecento. Premiata con una medaglia d’oro all’Esposizione nazionale di Firenze nel 1861, la società familiare si afferma presto anche all’estero ottenendo riconoscimenti alle Esposizioni di Londra (1862), Parigi (1867), Vienna (1873) e poi ancora Filadelfia (1876) e Melbourne (1880). Il merito del successo spetta all’amaro “Fernet Branca”, che diviene il vero e proprio simbolo della ditta. Nel 1917 assume la direzione della Branca il figlio di Stefano, Bernardino, omonimo del nonno e proprietario dal 1911 del palco n° 12 del II ordine destro; amministratore lungimirante e dotato di grande capacità imprenditoriale, egli trasforma la distilleria di famiglia in una società per azioni e contribuisce alla sua affermazione internazionale aprendo filiali un po’ in tutto il mondo. Nel 1890 il palco è condiviso dalla madre dei fratelli Branca, Carolina Erba (1806-1893), e dalla vedova di Giuseppe Giulia Villa (1842-1913), unitasi poi in matrimonio con Francesco Ludovico Melzi d’Eril, che rimane in seguito unica intestataria del palco.
Ultimi proprietari sono il conte Ercole Durini (1876-1968) e suo fratello Giulio (1880-1937), figli di Giulio e Carolina Candiani. Mentre il minore diviene capitano, il primogenito Ercole intraprende la carriera politica dapprima come ministro plenipotenziario, poi come ambasciatore e dal 1933 come senatore. Nel 1945 viene ordinata la decadenza dalla sua carica parlamentare, poiché ritenuto responsabile “di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra”. A loro rimane il palco sino al 1920, quando si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano inizia l´esproprio dei palchi privati.
(Lorenzo Paparazzo)
 
Hanno posseduto questo palco:
Bolognini Attendolo Cittadini, Margherita
Branca Erba, Carolina
Branca, Giuseppe
Branca, Luigi
Durini di Monza, Ercole
Durini di Monza, Giulio
Hüe de Miromesnil, Bernard-François-Thomas
Melzi d'Eril Villa, Giulia
Pietrasanta Reitano, Carlo, che ebbe anche: 5 3. ordine sinistro
Sforni, Davide
Verri, Fulvia, che ebbe anche: 5 3. ordine sinistro
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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