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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 15, IV ordine, settore destro

Storie di beneficenza e d’amore
Quando i palchi di IV ordine vennero messi all’asta nel 1778 il n° 15 a destra fu aggiudicato il 1° aprile 1778 per 5.650 Lire imperiali a Francesco Cusani Visconti (1729-1815), patrizio milanese che già condivideva con il cugino Carlo la proprietà del n° 14 nel prestigioso I ordine destro. Marchese del Sacro Romano Impero e Magnate della nativa Ungheria Francesco si sposò due volte, prima con Domenica Rosa Hosler (o Hessler), poi, rimasto vedovo nel 1794, con Giovanna Lampugnani, “di bassa condizione”, come sottolineano le genealogie. Nessuna delle mogli ereditò il palco, condiviso con il marchese Marzorati sotto la dominazione francese e rimasto al marchese Cusani sino a dopo la morte.
Al marchese Cusani subentrò il conte Giovanni Battista Muggiasca “celebre per beneficenza e protezione delle belle arti”, come si legge sul giornale religioso-letterario Il cattolico; altra lode meritò per aver promosso e sovvenzionato il monumento ad Alessandro Volta “nella sua Pizzo”, in frazione Cernobbio (Como), e per aver lasciato un legato di cinquemila lire per gli asili infantili dei poveri collocati nelle diverse Porte di Milano.
Ancora di beneficenza si dovrà trattare per i successivi proprietari, Rotondi e Romanati, titolari nel 1840 e nel 1841 ma nel contempo possessori per molti più anni del palco n° 12 dello stesso ordine.
Carlo Romanati è il fondatore dell’Opera pia che porta il suo nome, al fine di raccogliere elemosine nella parrocchia della Santissima Trinità: oggi della vecchia chiesa, in via Giusti, rimane solo il campanile, essendo stato l’edificio di culto abbattuto e ricostruito poco distante negli anni Sessanta. Con Francesco Rotondi è contitolare di una filanda ai Corpi Santi e di un commercio in seta, cascami e coloniali, con negozio in contrada del Rovello 2309. Entrambi sono soci fondatori della Società di incoraggiamento di Arti e Mestieri, nata a Milano nel 1838 per formare figure professionali pronte a cogliere le novità dei processi produttivi. Non a caso nella Società si trovano le fondamenta del futuro Politecnico di Milano.
Il palco di Rotondi e Romanati passa agli eredi di un altro commerciante, Antonio Pernice (1795-1841) “integerrimo negoziante… benefico ai poveri e con larghi soccorsi e lasciti”, recita l’iscrizione lapidaria fatta incidere dalla vedova Giovannina Bellotti e dai nipoti Antonio e Angelo. Una seconda iscrizione gli fu dedicata per riconoscenza dal cugino Carlo Ponti.
Dei due nipoti, Antonio “giovinetto pio, integerrimo, angelico, appena fatto erede di ricco patrimonio, consunto da lento malore con mirabile rassegnazione tollerato passò a raggiungere lo zio benefico nella sede dei beati in età d’anni 16 giorni 16 il giorno 26 novembre 1841”. L’altro, Angelo Villa Pernice (1827-1892), eredita il palco e ne risulta proprietario dal 1856 sino alla morte; per qualche anno rimarrà ancora a suo nome finché, risolte le questioni ereditarie, la proprietà passa alla moglie Rachele Villa Pernice Cantù (1836-1919). E qui si entra nelle “vicende rosa” della vita milanese, perché Rachele è la prima delle due figlie che Cesare Cantù ebbe da Antonia Curioni de’ Civati, moglie di Giulio Beccaria, figlio dell’illuminista Cesare e zio di Alessandro Manzoni; Cantù riconobbe entrambe le figlie, conservando però sempre un rapporto di stima e di rispetto verso il marito legittimo di Antonia, al punto da celebrarne con questi versi la morte: “3 febbraio 1858 / Nella sera dell’ottuagenaria vita / Vagheggiando l’aurora della celeste / Antonia Curioni sua vedova / Prega i buoni a suffragar per esso / Iddio / Presso cui è copiosa la redenzione”. Giulio e Antonia Beccaria sono sepolti nella villa di Sala Comacina, denominata Villa Rachele. Rachele sposò Angelo Villa Pernice nel 1851: lei pittrice, lui dottore in legge e uomo politico, formarono una delle coppie impegnate nel sociale più in vista della città; borghesi illuminati del cosiddetto “terzo stato”. Angelo venne favorito nella carriera politica dalla moglie, donna molto colta e raffinata: fu consigliere comunale, presidente della Camera di commercio e deputato alla Camera dal 1867 al 1876. Rimasta vedova,Rachele nel 1898 riunì nel suo salotto in via Cusani 13, la cosiddetta Accademia dei Pedanti, amici, intellettuali e letterati; aprì un asilo infantile pubblico a Porta Volta e compare tra i fondatori della Croce Rossa Italiana. Le sue spoglie riposano accanto al marito nel Cimitero Monumentale di Milano. Lasciò il palco agli eredi nel 1920 ma proprio in quell’anno, con la costituzione dell´Ente autonomo Teatro alla Scala, iniziò l´esproprio da parte del Comune di Milano.
(Pinuccia Carrer)
 
Hanno posseduto questo palco:
Cusani Visconti, Francesco, che ebbe anche: 14 1. ordine destro; 8 3. ordine sinistro
Marzorati
Muggiasca, Giovanni Battista, che ebbe anche: 12 4. ordine destro
Pallavicini Durini, Margherita, che ebbe anche: 6 1. ordine destro
Pernice, Antonio
Romanati, Carlo, che ebbe anche: 12 4. ordine destro
Rotondi, Francesco, che ebbe anche: 12 4. ordine destro
Villa Pernice, Angelo
Villa Pernice Cantù, Rachele
Vismara, Michele
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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