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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 18, IV ordine, settore destro

Un palco dagli infiniti nomi possibili
Sin dagli albori lo zoccolo duro dell’Associazione dei palchettisti scaligeri è costituito dagli esponenti delle famiglie nobili cui si aggiungono banchieri, imprenditori, professionisti e in tempi più recenti, grandi industriali. Il palco si trasmette per eredità e i legami parentali diretti o trasversali producono un intreccio talvolta di difficile soluzione. In altri casi, i palchi vengono acquistati per investimento o venduti per ottenere liquidità Insomma sono un bene di proprietà a tutti gli effetti. I palchi più prestigiosi sono in I e II ordine: infatti è qui che compaiono i nomi dei Visconti, dei Litta, dei Sormani, degli Ala Ponzone, dei Pallavicino e di altri titolati patrizi; una sola famiglia può possedere più palchi; nel III ordine – di analogo prestigio - compaiono spesso proprietari del I o del II.
Più variegato il IV ordine, i cui palchi vanno all’asta nella primavera del 1778: compaiono nobili anzi nobilissimi, come il principe Khevenhüller, noti esponenti del ceto civile come l’avvocato Radius, o ancora commercianti come i Valtorta. Ci sono però alcuni palchi nei quali risulta problematico ricostruire le identità dei proprietari, perché i nomi elencati dalle fonti rimandano a più persone e moltissime sono le omonimie.
Difficile è per esempio identificare con certezza i profili dei possessori di questo palco, la cui vendita si conclude il 30 maggio 1778; l´incaricato "a nome di persona da dichiararsi" è l´abate Federico Crippa, il prezzo è di 7.150 Lire imperiali, il massimo pagato per quest´ordine. Il titolare che compare nel 1779 è l’avvocato Portaluppi, intestatario sino al 1796. Potrebbe trattarsi di Antonio Portaluppi, avvocato e possidente di Vigevano, esponente del Consiglio comunale nel 1812 “cittadino sindaco” della città nel 1798, con la Repubblica Cisalpina, forse morto intorno al 1830, lasciando vedova Felicita Vigore.
Da Vigevano, cantone unico e poi distretto napoleonico, provenivano non pochi palchettisti, ad esempio della famiglia Saporiti piuttosto che dei Barbavara.
Durante il Regno d´Italia, nel 1809 e nel 1810, condividono il palco due utenti, Carlo Battaglia, negoziante e militare durante la Repubblica Cisalpina, e Francesco Cattaneo, cui si aggiunge nel 1810 Cesare Pompeo Castelbarco Visconti Simonetta; dei tre, solo Cattaneo rimarrà titolare dal 1813 al 1817: non riusciamo a identificarlo, molte le ipotesi: avvocato? Ufficiale? Governatore di Genova nel 1802 per solo un mese e mezzo? Delegato dalla Repubblica genovese a incontrare Bonaparte? Autore degli epigrammi offerti ai marchesi Cacciapiatti?
Al Cattaneo succede dal 1818 al 1827 il Sig. Vanni: il palco giace in eredità sempre a suo nome dal 1827 al 1831. Ma chi è il Sig.Vanni?
Peccato non sia il sacerdote Luigi Vanni, fondatore di una casa di educazione maschile giù dal ponte delle Pioppette 3724. Ci avrebbe permesso di aprire uno scorcio sulle istituzioni attente all’alfebetizzazione dell’infanzia, oltre che sulla Milano dei Navigli, per giunta in quel posto tutto particolare che sta all’incrocio tra via Santa Croce e Molino delle Armi attraversato dalla Vettabia… Ma le fonti parlano di un Sig. Vanni, indi si deve escludere il sacerdote. Un Vanni importante è Cosimo, accademico dell’accademia dei Georgofili, ma la residenza fiorentina non ci consente certezza.
Meglio vanno le cose con gli altri proprietari che riusciamo a collocare nel tempo e nella storia.
Nel 1832 proprietaria del palco è la contessa Vitali; si tratta di Giulia Trotti (1782-1833), di nobile famiglia ticinese ma nata a Milano, coniugata il 14 novembre 1799 con don Galeazzo Giuseppe Vitali-Rizzi, patrizio di Pavia (1765-1841), padrone a Villanterio (Casteggio) di una villa ricca di reperti archeologici di età romana, spesso citati dagli eruditi del tempo.
La contessa Teresa Vitalba, che compare proprietaria nel 1834 e nel 1838, è Teresa figlia di Benigno Bossi <1.> vedova dal 1809 del primo marito, il conte Abbondio Rossini, con tre figlie minorenni e “con ventre pregnante”; il maschio muore il 6 aprile poco dopo le nascita. Per dotare le figlie, poste in tutela a Tommaso Odescalchi, la contessa si spoglia di numerose proprietà in quel di Como, sue e del marito, mettendole all’asta. Teresa si rimariterà con il conte Giovanni Andrea Vitalba.
Girolamo De Capitani d’Arzago assume la proprietà dal 1839 e verrà indicato come proprietario ancora un paio d’anni dopo la sua morte avvenuta nel 1871. È marchese, Ciambellano e Cavaliere di giustizia dell’ordine di San Maurizio e Lazzaro. Alla Scala egli visse gli anni migliori della storia dell’opera, quelli della prima della Lucia di Lammermoor di DonizettiGaetano Donizetti (1° aprile 1839), del debutto verdiano di Un giorno di regno e Oberto conte di San Bonifacio nella stagione d’autunno del 1840, de La sonnambula di Bellini (1841, stagione di primavera) per non parlare di Nabucco e Barbiere di Siviglia (1842) sino ad arrivare nel 1868 alla prima assoluta di Mefistofele di Arrigo Boito e alla prima europea di Aida (1872) sino al Lohengrin dato nella traduzione italiana di Salvatore Marchesi de Castrone della Rajata, première scaligera di un’opera di Richard Wagner (1873). Invidiabile primato.
Dal 1874 al 1877 gli subentra Giovanni Maccia personaggio assai noto nella città e non solo per il suo negozio di filati e quello di ferramenta; membro del Governo camerale della Camera di commercio tra il 1855 e il 1857, Giovanni Maccia era personalmente impegnato nel Pio Istituto del Baliatico e nel Pio Istituto di Maternità milanesi; era anche il delegato all’erogazione dei sussidi alle madri lavoratrici che allattavano il loro bambino per la parrocchia di San Satiro.
Per queste sue attività benefiche, Maccia venne sepolto nel Cimitero Monumentale dove gli fu dedicato un grande monumento sormontato da un busto di marmo edificato nel 1869 da Luigi Crippa.
Giovanni Maccia aveva fondato a suo nome una Società, con sede a Milano in via Torino 21 e stabilimenti in Besozzo (Varese), per la filatura, torcitura, candeggio e commercio di tessuti. La proprietà del palco nel 1878 passa a due suoi eredi, i figli Giuseppe e Antonio-Pietro, cui si aggiungono in condivisione, sempre nello stesso anno e per il ventennio successivo i fratelli Achille, tipo-litografo, editore e libraio, e Giovanni Corbetta, forse il chirurgo dentista all’I.R. collegio S. Filippo di Milano, e Carlo Antongini (1836-1902), patriota e filandiere, figlio di Gaetano fondatore della Manifattura Lane Borgosesia e che impegnò una parte dei suoi capitali nella fondazione della Casa editrice Sonzogno. Carlo Antongini insieme a Luigi Maccia (altro figlio di Giovanni e presidente della Camera di Commercio), Pirelli, Carlo Erba, Gondrand e altri erano impegnati con l’imperatore d’Etiopia Menelik per nell´avviamento di progetti commerciali nell’entroterra abissino, ben rappresentando tutte le aspirazioni della Milano imprenditoriale.
Alla morte di Antongini, il palco viene ereditato dalla vedova Haydée Dubini (1853-1933), figlia di Angelo, primario del dipartimento di dermatologia dell’Ospedale maggiore. II medico cita più volte la figlia come appassionata ed esperta nell’allevamento delle api in articoli usciti sulla rivista L’apicoltura. Sono le nuove “tendenze bio” agli albori del XX secolo. Haydée conserva la titolarità del palco sino al 1920 anno in cui si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala e il Comune di Milano indice l´esproprio dei palchi scaligeri.
(Pinuccia Carrer)
 
Hanno posseduto questo palco:
Antongini, Carlo
Antongini Dubini, Haydée
Battaglia, Carlo, che ebbe anche: 15 2. ordine destro
Castelbarco Visconti Simonetta, Cesare Pompeo, che ebbe anche: 17 1. ordine sinistro
Cattaneo, Francesco
Corbetta, Achille
Corbetta, Giovanni
Crippa, Federico, che ebbe anche: 14 4. ordine sinistro
De Capitani d'Arzago, Gerolamo
Maccia, Antonio Pietro
Maccia, Giovanni
Maccia, Giuseppe
Portaluppi, Antonio
Vanni
Vitalba Bossi, Teresa
Vitali Rizzi Trotti, Giulia
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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