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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 9, IV ordine, settore destro

Dal notaio Castellini ai Pii Istituti Teatrale e Filarmonico
Primo proprietario del palco è don Giuseppe Castellini (circa 1720 - 1793), residente in Porta Santo Stefano; tra le tante cariche che ricopre, citiamo quella di segretario dell’Imperatrice Maria Teresa presso il governo di Milano, di cancelliere per gli affari delle imprese e della mercanzia e di cancelliere del magistrato camerale. Durante la sua attività di Notaio collegiato, ha molti clienti privati di prestigio appartenenti al patriziato milanese, come Antonio Greppi, Carlo di Castelbarco, Luca Pertusati; cura molti trasferimenti di proprietà di palchi.
Dopo la sua morte e la conseguente giacenza in eredità, nel 1809 il palco figura nelle mani di quello che potremmo definire un faccendiere, Giuseppe Borrani (1779-1831). Proprietario del Caffè del Teatro in piazza della Scala 1149, già di Francesco Cambiasi, e che diverrà dopo il 1832 il Caffè Martini, oltre che subaffittuario della bottiglieria, Borrani affitta “par soirée”, come nel 1810. Doveva guadagnare molto, se pensiamo che oltre a questo n° 9 aveva a disposizione il n°1 e il n° 9 del I ordine destro; il n°11 nel II ordine destro; i palchi n° 8, n° 10 e n° 15 nel III ordine destro; il n° 9 e il n° 13 nel III ordine sinistro e infine il n° 12 nel IV ordine sinistro. Il suo nome scompare dalla storia scaligera nel 1813. Con il declino di Napoleone, rientrano sovente i vecchi proprietari e così subentrano nel palco gli eredi del notaio Castellini, ovvero i Signori Salmoiraghi ai quali seguguiranno nel 1815 le Sorelle Salmoiraghi.
Alessandro Brambilla risulta intestatario dal 1834 al 1848. Dopo i moti risorgimentali e dal 1856 le fonti riportano come proprietari invece di Brambilla, che in quell’anno ottiene il palco n° 8 nel più prestigioso II ordine destro, Cagnolati e Superti. I cognomi rispondono a due palchettiste.
La prima è Eugenia Cagnolati (1807-1864), figlia di Domenico e di Francesca Sassi, titolari del Caffè dei Virtuosi, detto anche - dopo la morte di Domenico - Caffè della Cecchina; Eugenia, prima di sposarsi nel 1824 con il farmacista di Locarno Gaspare Antonio Ferrini, serviva ai tavoli del locale in piazza della Scala 1144, all´angolo di contrada del Marino. La Cagnolati compare in molti palchi con il cognome del marito.
La seconda è Adelaide Superti (1815 - dopo il 1890), attiva alla Scala tra il 1829 e il 1843, ballerina di grido: ad esempio nel 1836 era prima parte nei balli per l´Armida di Rossini, nel 1839 per Il Bravo di Mercadante; abitava nel Teatro con il marito Carlo Bosisio, assistente del custode, che possedeva ben nove palchi.
Adelaide condivide la proprietà del palco con il marito dal 1863 sino al 1872, anno in cui il palco viene acquistato dal nobile Leopoldo Pier d’Houy (1817-1888), cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, negoziante e commissionario in seta, residente in via Durini 27, un edificio che oggi sarebbe situato all’angolo con piazza San Babila, nella zona ricostruita dopo i bombardamenti del 1943. Egli è membro del patronato per i liberati dal carcere e iscritto nell’elenco dei benefattori dell’Ospedale Maggiore: Pierd’houy infatti dona all’ospedale ben 100.000 lire in memoria del figlio Augusto, medico oculista, cavaliere della corona d’Italia, la cui brillante carriera era stata interrotta dall’ileotifo il 31 maggio 1886 a soli trentacinque anni. I ritratti di Leopoldo , della moglie Felicita Merini, protettrice dei poveri e dei malati, e di Augusto, dipinti da Giovanni Beltrami, campeggiano nella quadreria dell’ospedale. Il monumento sepolcrale, voluto da Felicita, sopravvissuta a figlio e marito (muore il 5 maggio 1901), opera dello scultore Primo Giudici, è uno dei più strani del Cimitero Monumentale, con il suo angelo posto al culmine di un massiccio di pietra istoriato da inquietanti decori.
È assai probabile che il palco sia passato ai proprietari successivi per legato testamentario voluto da Pier d’houy in memoria del figlio: infatti, dal 1889 titolari sono gli enti benefici per lo spettacolo, il Pio Istituto Teatrale e il Pio Istituto Filarmonico, denominato dal 1909 Pio Istituto Filarmonico della Scala.
Il Filarmonico è il più antico e nasce nel 1783 nella Milano illuminista “a favore degli artisti addetti all’orchestra dei Regi Teatri”: un aneddoto lega la fondazione del Pio Istituto al sopranista Luigi Marchesi che, rientrato da Vienna, andando a una recita nel 1780, vede sotto il loggiato del teatro mendicanti con la mano tesa. Saputo che erano gli orchestrali ormai vecchi o inabili a suonare e ridotti a chiedere la carità per mangiare, Marchesi si fa promotore dell’Opera pia, che ottiene la concessione dell’Arciduca Ferdinando anche per le sedici accademie annuali volte alla riscossione di fondi. Garantita l’assistenza agli orchestrali (che dovevano però rimanere in una sorta di lista di attesa decennale prima di ottenere i sussidi), un’altra grande mente illuminata pensò ai “lavoratori dello spettacolo” (cantanti, ballerini, poeti, scenografi, coreografi, macchinisti, capocomici e persino artisti equestri e acrobatici...), quella del duca Carlo Visconti di Modrone (1770-1836). Direttore degli Imperial Regi Teatri milanesi, fondò nel 1828 il Pio Istituto Teatrale, assumendone anche la presidenza. L’Istituto fu di fatto una delle prime società di mutuo soccorso di Milano, destinato ad erogare sussidi e pensioni al personale teatrale diventato inabile al lavoro per malattia, incidenti o vecchiaia. Eretto in Ente Morale nel 1829 e in seguito riconosciuto Società di mutuo soccorso con decreto del Tribunale di Milano del 23 luglio 1896, l’ente si sosteneva attraverso le quote associative, le donazioni di privati, l’organizzazione di rappresentazioni il cui introito era devoluto alle casse sociali, l’affitto del palco.
I due Pii Istituti, le cui vicende si intrecciano con quelle dei benefattori milanesi, sono i titolari sino al 1920, anno in cui inizia l’esproprio dei palchi da parte del Comune di Milano e si costituisce l´Ente autonomo Teatro alla Scala.
(Pinuccia Carrer)
 
Hanno posseduto questo palco:
Borrani, Giuseppe Antonio, che ebbe anche: 1 1. ordine destro; 9 1. ordine destro; 11 2. ordine destro; 8 3. ordine destro; 10 3. ordine destro; 15 3. ordine destro; 4 2. ordine sinistro; 9 3. ordine sinistro; 13 3. ordine sinistro; 12 4. ordine sinistro
Bosisio, Carlo, che ebbe anche: 13 1. ordine destro; 18 1. ordine destro; 13 3. ordine destro; 3 4. ordine destro; 5 4. ordine destro; 4 4. ordine sinistro; 5 4. ordine sinistro; 20 4. ordine sinistro
Bosisio Superti, Adelaide
Brambilla, Alessandro, che ebbe anche: 8 2. ordine destro
Castellini, Giuseppe, che ebbe anche: 3 4. ordine sinistro
De Mercanti Salmoiraghi, Anna Maria
Ferrini Cagnolati, Eugenia, che ebbe anche: 13 1. ordine destro; 3 4. ordine destro; 5 4. ordine sinistro; 9 4. ordine sinistro; 20 4. ordine sinistro
Pier d'Houy, Leopoldo
Pio Istituto Filarmonico
Pio Istituto Teatrale
Salmoiraghi, Angela
Salmoiraghi Castellini, Marianna
Salmoiraghi, Giuseppa
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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