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Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 17, II ordine, settore sinistro

Nobili e industriali, filoaustriaci e patrioti
La sera dell’apertura della Scala la famiglia Archinto occupa due palchi, il n° 10 in III ordine a sinistra e, più prestigioso, il n° 17 in II ordine a sinistra, vicino quindi al palco della Corona. Il secondo, dal 1778 al 1862 - la continuità si spezza sotto Napoleone, quando nel 1809-1810 utente del palco è il conte Luigi Brebbia - per novant´anni risulta di proprietà degli Archinto, antica famiglia della nobiltà feudale proveniente dalla Brianza e stabilitasi a Milano nel XIII secolo. Dei diversi rami del casato, nel XVIII secolo rimane quello di Lainate, che conserva il titolo comitale. Il suo capostipite Carlo , Decurione di Milano e gentiluomo di camera dell’Imperatore, attraverso un’accorta politica matrimoniale, fa sì che i suoi cinque figli e lui stesso si leghino alle famiglie più eminenti del patriziato milanese: Barbiano di Belgiojoso, Borromeo Arese, Trivulzio, Lucini, Trotti, Clerici.
Il primo proprietario del palco è il nipote omonimo Carlo Archinto (1734-1804), coniugato con una discendente di un altro altrettanto illustre casato lombardo-romano, Maria Girolama Erba Odescalchi. Gli Archinto abitavano dalla fine del Seicento nella sontuosa dimora di via Olmetto a Milano, dotata di una ricca biblioteca fondata dal nonno Carlo oggi purtroppo andata perduta, dove era stato bibliotecario l’erudito bolognese Filippo Argelati, al quale nel capoluogo lombardo è intitolata una via. I bombardamenti del 1943 distrussero quasi completamente il palazzo lasciando intatti soltanto gli eleganti cortili a portici che ancora oggi possiamo ammirare; in questo tragico evento andarono distrutti numerosi affreschi che decoravano i soffitti, tra cui un intero ciclo di Giambattista Tiepolo realizzato tra il 1730 e il 1731 per celebrare le nozze di Filippo, padre di Carlo.
La coppia non ha figli e la discendenza prosegue attraverso il nipote Giuseppe Archinto (1783-1861) figlio del cugino Luigi. Giuseppe, insieme al padre, all’arrivo dei francesi nel 1796, aveva scelto di spostare la propria dimora a Pisa, ma divenuto unico erede dei beni di tutta la dinastia, compresi i due palchi alla Scala, è obbligato da disposizioni testamentarie a ristabilire il domicilio a Milano. Ritorna quindi, ma solo dopo la Restaurazione, nel palazzo di via Olmetto venduto però dopo qualche anno per stabilirsi in un nuovo palazzo in via della Passione 12, per la cui costruzione spende la cifra da capogiro di 3 milioni di lire. Giuseppe, negli anni della Restaurazione, è con Pompeo Litta Visconti Arese il più ricco tra i patrizi milanesi, grazie alla politica familiare di conservazione dei beni in Archinto, senza dispersione nelle linee femminili e cadette. Nel 1819 sposò Maria Cristina Trivulzio ed ebbe da lei il figlio Luigi. Educato a Vienna nell’I. R. Collegio Teresianum, Giuseppe disapprovava le simpatie democratiche e antiaustriache del figlio; un duro colpo per il genitore fu la scelta di Luigi di prender parte alle Cinque Giornate di Milano del 1848 e, dopo il ritorno degli austriaci, il trasferimento in Piemonte dove si arruola nella cavalleria sabauda partecipando alla prima guerra d’indipendenza. Giuseppe Archinto mantenne sempre un tenore di vita molto alto e non badò a spese, dissipando gran parte del patrimonio familiare. Della sua vita fastosa e del suo orgoglio si narrano diversi episodi. Essendo presidente delle Ferrovie dell’Alta Italia, rifiutò il vistoso emolumento dicendo che «un conte Archinto non si fa pagare da nessuno».
Alla morte del padre, Luigi fu costretto a vendere la quasi totalità dei beni, tra di essi il Palazzo di via della Passione (“svenduto”per 600.000 lire ) e anche i due palchi alla Scala. Il palazzo Archinto, acquistato dalla Stato, divenne dal 1865 la sede definitia ed attuale del Collegio Reale delle Fanciulle, fondato da Napoleone nel 1808 e dal 1986 Educandato Statale Setti Carraro Dalla Chiesa.
Il palco in seconda fila passò ad Andrea Ponti (1821-1888), appartenente a una facoltosa famiglia di industriali tessili di Gallarate e coniugato con Virginia Pigna. Nipote di Andrea senior, il fondatore dell’azienda di famiglia, Andrea fu una figura di primo piano tra gli imprenditori lombardi dell’Ottocento in un’epoca caratterizzata dallo straordinario sviluppo innescato dalla nascita delle prime fabbriche meccanizzate di filati impiantate da mercanti-imprenditori di Busto Arsizio e Gallarate. Destinato a succedere al padre nella direzione degli impianti produttivi di famiglia, intraprese – con il futuro cognato e patriota mazziniano Luigi Borghi – un lungo viaggio di studio in Europa, visitando in particolare gli stabilimenti dell’Alsazia. Per tutta la vita fu un liberale convinto, attento alle vicende pubbliche, ma rifiutò ogni carica, pur prestigiosa, a eccezione del posto di consigliere a Gallarate nelle prime elezioni del nuovo stato unitario del 1860.
Ultimo proprietario del palco dal 1889 fu suo figlio Ettore (1855-1919) che affiancò all’attività imprenditoriale una brillante carriera politica: fu Senatore del Regno d’Italia e Sindaco di Milano dal 1905 al 1909. Dal 1901 al 1907 fece inoltre parte del direttivo della Società esercente il Teatro alla Scala, fondata dal duca Guido Visconti di Modrone per sopperire con risorse proprie alla decisione del Consiglio Comunale di abolire il finanziamento pubblico al Teatro milanese.
(Lorenzo Paparazzo)
 
Hanno posseduto questo palco:
Archinto, Carlo, che ebbe anche: 10 3. ordine sinistro
Archinto, Giuseppe, che ebbe anche: 10 3. ordine sinistro
Brebbia, Luigi, che ebbe anche: 7 2. ordine sinistro
Ponti, Andrea, che ebbe anche: 5 2. ordine sinistro
Ponti, Ettore, che ebbe anche: 12 1. ordine sinistro
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
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