Logo Urfm
Teatro alla Scala - Ufficio Ricerca Fondi Musicali - Conservatorio G. Verdi di Milano
I palchettisti della Scala 1778-1920

Palco n° 17, III ordine, settore sinistro

Il palco dei Noseda
La storia del palco ha inizio con Alberto Visconti Aymo <1.> (?-1778), figlio di Annibale Visconti e Claudia Erba; marchese di Borgoratto (Alessandria) e decurione della città di Milano dal 1737, si unì in matrimonio nel 1739 con Antonia Eleonora Goldoni Vidoni Aymo, figlia del marchese Giovanni Pietro e di Paola Sfondrati.
Nel 1780 il palco è registrato a nome dei “Marchesi Fratelli Visconti Eredi del Marchese Alberto”; questi ultimi erano probabilmente Francesco (?-1807), sposato con Giuseppa Carcano e ambasciatore della Repubblica Cisalpina in Francia nel 1797 e in Svizzera nel 1799, Alfonso (1753-1826), sposato con Antonia Samper e Ciambellano imperiale, e infine Antonio <2.> (1744-1819) che dal 1790 viene indicato come unico proprietario. Antonio fu un esponente della nobiltà filoasburgica e ricoprì importanti incarichi: Ciambellano, Decurione e Deputato della Lombardia presso l’Imperatore Leopoldo II. Nel 1796 lasciò Milano per trasferirsi dapprima in Toscana, poi a Roma e infine a Vienna. Quando i francesi nel 1809 invasero la capitale austriaca fu costretto a fare ritorno a Milano. In quell’anno usufruì del palco la contessa Antonia Litta Brentani, coniugata con il conte don Carlo Litta Biumi; nel 1813 ritroviamo nelle fonti il “signor Visconti Antonio”. Alla famiglia Litta Biumi apparteneva l’omonimo palazzo milanese nell’odierna via Cappuccio n° 5-7, dal cui portico interno è possibile accedere al chiostro tardo quattrocentesco del Monastero delle Umiliate, sorto sulle rovine di un antico circo romano; questo luogo è oggi sede suggestiva di concerti.
Nel 1814 il palco passò a Gerolamo Giuseppe Barbò (1762-1830), conte di Casalmorano (Cremona), figlio di Barnabò Giuseppe Maria e Maria Teresa Carrera. Gerolamo Giuseppe sposò in prime nozze nel 1789 Carolina Annoni (1769-1792), figlia del conte Giovanni Pietro, proprietario del palco scaligero n° 8 del primo ordine destro. Dopo la morte di Carolina, si unì in matrimonio nel 1798 con Teresa Pallavicini (1769-1830), alla quale il palco risulta intestato tra il 1820 e il 1826; costei era figlia di Pio Giovanni Galeazzo e di Marianna Locatelli e, nonostante la giovane età, era già vedova del primo matrimonio con il conte Ottavio Calchi (1765-1798), con cui si era sposata nel 1785. Teresa e Gerolamo fecero costruire in stile tardo neoclassico nell’allora aperta campagna monzese la loro villa di delizia, che dal 1938 divenne la sede del Collegio della Guastalla, una delle più antiche istituzioni scolastiche europee, fondata a Milano nel 1557 da Paola Ludovica Torelli, contessa della Guastalla, “con l’intento di assicurare istruzione ed educazione alle fanciulle indigenti”.
Dal 1827 il palco passò a Paolo Greppi (1793-1854), secondo figlio del conte Marco e di Margherita Opizzoni e coniugato nel 1813 con donna Luigia Lecchi (1796-1857), figlia di Giacomo e Carolina Carcano. Per la famiglia Greppi entrare a far parte del corpus dei palchettisti del Teatro alla Scala aveva rappresentato un vero e proprio traguardo dell’ascesa sociale iniziata. Il titolo nobiliare infatti era stato ottenuto nel 1778 dal nonno di Paolo, quell’Antonio (1722-1799), che da fornitore ufficiale dei tessuti in lana per l’esercito austriaco era riuscito ad ottenere il titolo nobiliare e che era stato proprietario di tre palchi nel teatro (Proscenio del II ordine sinistro, n° 4 e n° 18 del III ordine sinistro).
Giacente in eredità Greppi ancora nel 1856-57, nel 1858 il palco cambiò proprietario: venne comprato dal ricco borghese Giovanni Noseda (1816-1878), commerciante e imprenditore di fede evangelica nonché comproprietario di una banca privata a Milano in vicolo Brisa (oggi via Brisa in zona Cordusio), coniugato con Vincenza Mazzucchelli e padre di Emilio (1841-1910), intestatario del palco dal 1880. La famiglia Noseda si era arricchita grazie all’importazione della seta dall’Oriente; possedeva case e fondachi veneziani e sosteneva finanziariamente l’industria serica (i Noseda compaiono tra i fondatori del Banco comasco della seta), che si affermava in quegli anni come settore trainante dell’economia lombarda. Giovanni e Vincenza abitarono in Contrada di S. Bernardino e poi in Contrada di Santa Maria alla Porta (oggi corrispondente alla via omonima in zona Magenta). La coppia ebbe tre figli; studiarono tutti, ma nessuno esercitò poi la professione né - contrariamente al desiderio del padre - collaborò a portare avanti l’attività di famiglia. Oltre al già citato Emilio, vi era Enrico ed infine Gustavo Adolfo (1837-1866), il più noto della famiglia: sul finire del 1859 si era spostato da Milano a Napoli per studiare composizione con Saverio Mercadante, allora direttore del Conservatorio della città partenopea. Gustavo Adolfo, che aveva frequentato la facoltà di Giurisprudenza a Pavia ma aspirava a diventare musicista professionista, soggiornò a Napoli sino al 1863 e qui concepì l’ambizioso progetto di mettere insieme “l’archivio [musicale] più grande d’Italia”. Riuscì ad acquistare intere raccolte di musiche e quello che non riuscì a comprare si premurò di farlo copiare o lo copiò di proprio pugno. Arricchirono la sua biblioteca alcune importanti collezioni di area milanese, quali i fondi Visconti Borromeo e Archinto, nonché altre provenienti dall’estero. Alla sua morte prematura il padre donò la ricca collezione di circa 12.000 “pezzi” tra volumi a stampa e musiche a stampa e manoscritte al Comune di Milano che la depositò presso i locali del Teatro alla Scala. Da qui nel 1889 fu poi trasferita presso la Biblioteca del Conservatorio di Milano, dove è ancora oggi.
Nel 1897 subentrò infine nel palco la famiglia Dozzio, con Giovanni Dozzio, consigliere provinciale di Pavia nel 1865 e titolare di un deposito formaggi nel pavese, e il figlio Ugo (1841-1920), che a partire dal 1903 ne rimase unico proprietario. Quest’ultimo fu deputato del Regno d’Italia durante la XX legislatura (1897-1900) e la XXI (1900-1904); a lui appartenne l’omonima villa ottocentesca a Tavernola (Como), tuttora dei discendenti della famiglia.
Il palco rimase a Ugo Dozzio sino al 1920, anno in cui il Teatro alla Scala diviene Ente autonomo e il Comune di Milano acquisisce la proprietà dei palchi.
(Lorenzo Paparazzo)
 
Hanno posseduto questo palco:
Barbò, Gerolamo Giuseppe
Barbò Pallavicini, Teresa, che ebbe anche: 9 2. ordine sinistro; 14 2. ordine sinistro
Dozzio, Giovanni, che ebbe anche: 17 3. ordine destro
Dozzio, Ugo, che ebbe anche: 17 3. ordine destro
Greppi, Paolo, che ebbe anche: 4 3. ordine sinistro; 18 3. ordine sinistro
Litta Biumi Brentano, Antonia, che ebbe anche: 15 3. ordine destro; 4 1. ordine sinistro
Noseda, Emilio
Noseda, Giovanni
Visconti Aymo, Alberto
Visconti Aymo, Alfonso, che ebbe anche: 4 1. ordine destro
Visconti Aymo, Antonio <1.>
Visconti Aymo, Francesco
 
Guarda i proprietari del palco dal 1778 al 1920
 

 

    

  
 
 
Cerca:
Cerca nelle storie:
Autori delle storie: